La porti un bacione a Firenze

Firenze. Una passeggiata.

Tra le case di tanti secoli fa. Tra il marmo bianco e verde e le decorazioni sempre diverse di quella Cattedrale di Santa Maria del Fiore che si riconosce da lontano e la Basilica di Santa Croce in cui Foscolo avrebbe voluto essere sepolto.

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Tra la Cupola che svetta ovunque e la torre di Palazzo Vecchio che la supera sempre, e una città come Firenze fa pensare che forse non sia un caso.

Tra le statue della Loggia della Signoria e gli autoritratti nascosti.

Tra gli odori di piatti cucinati tra le mura domestiche che si insinuano tra le vie.

Tra la maestosità  biblica di quel miracolo umano del David,  che “gli occhi di marmo del colosso toscano, guardano troppo lontano”. Tra le gioiellerie di Ponte Vecchio, che sono belle anche chiuse perchè sembrano grandi forzieri del tesoro, ma sono i colori il vero tesoro.

Tra i tanti negozietti d’arte, perchè ci sono tante geometrie da dover  dipingere, che anche Ivan Graziani cantava di quella ragazza che “ha disegnato, ha riempito cartelle di sogni”.

Tra le tante stanze di alberi del Giardino dei Boboli, così lussureggiante di foglie, ma tutti i toscani sanno che “l’erba voglio non cresce nemmeno nel Giardino dei Boboli”.

Tra le arcate che offrono, a chi cerca Bellezza da rubare anche in una sera qualsiasi, uno scorcio furtivo sulla sala interna di Palazzo Vecchio.

Tra i dipinti degli Uffizi , che la Venere e la Primavera di Botticelli riportano a uno stato di Grazia e Bellezza ormai passati, e che i dipinti meno famosi spostano nel tempo, o forse fuori dal tempo.

Tra quei momenti di Eterno quando un quartetto d’archi suona Vivaldi e Beethoven sotto la Galleria degli Uffizi, con la Torre dell’Orologio che pende ma non crolla.

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Tra le urla dei fiorentini che strappano sempre una risata.
Tra il caldo del mercato coperto, riscaldato dalle pentole sempre all’opera del Nerbone, che se si trovano anche i fiorentini a fare la fila è garanzia di bontà.
Tra la speranza che il Porcellino decida di concedere un po’ di fortuna.

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Tra la Chiesa dove si dice che Dante vide Beatrice, incorniciata da un fascio di luce che diresse il suo sguardo su questo angelo sceso in Terra a portare salvezza ai mortali.
Tra gli echi della Divina Commedia e della Vita Nova, che se la prima è Divina e tratta di eventi dell’umanità, scritti su palazzi e edifici pubblici, la seconda è la Vita di un uomo che crede il suo amore il sentimento più alto, testimoniato da case e vicoli in cui si è snodata un’esistenza.

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Tra i tanti segreti  e le tante storie di antiche famiglie e antiche rivalità testimoniate da indizi, nascosti però a chi non appartiene davvero alla città. Tra quella Storia fatta di tanti passati quotidiani, di vicende private che hanno segnato il volto della città. Tra quelle notti immobili di soffuse luci calde sui muri che hanno visto passare i secoli, anno dopo anno, presente dopo presente.

Tra le luci riflesse  del Lungarno e il percorso nascosto tra Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio.

Tra le buchette del vino che testimoniano la tradizione un’antica cucina.
Tra le chiese firmate da Giotto e Brunelleschi, le cupole di prova e gli spunti più antichi.

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Tra le panchine in pietra di Palazzo Rucellai, costruiti perchè non stava bene che gli ospiti illustri dovessero aspettare in piedi di essere ricevuti.

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Tra i resti di un’origine romana, testimoni di un vanto di identità, come quel marmo di una tomba romana incastonato alla base dei Battistero di San Giovanni.
Tra le vie che  hanno nomi in una lingua così simile all’italiano ma che ha qualcosa di più morbido, più scivoloso, più medievale, più burlone, più peculiare, che non è un caso se la Crusca ha scritto qua il primo dizionario.

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Una passeggiata tra la Firenze che è Arte ad ogni sguardo, tra la Firenze di cui, per poco, siamo riusciti a far parte.

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Non ci sono stati molti momenti di silenzio, passeggiando per Firenze. E quando c’era silenzio era perchè nella mente fluivano immagini, storie, vite, pensieri, notti, giorni, sorrisi, sguardi, fluiva tutta Firenze, perché ogni suo momento è testimoniato da quelle pietre che la formano. Una città è solo un insieme di pietre alla fine, ma il modo in cui sono assemblate, l’identità che porta addosso, le persone che l’hanno attraversata… trasudano da ogni muro.

Passeggiando per Firenze.

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